Conoscerci

Pubblicato da Alice Bracci il Febbraio 16, 2022

Almeno due, due persone.

L’impossibilità di non-comunicare rende comunicative tutte le situazioni impersonali che coinvolgono due o più persone.

Paul Watzlawick

Vorremmo sfuggire, scappare, nasconderci, evitarlo. A volte ci piacerebbe per davvero non comunicare niente. Essere statue di marmo, gelide e rigide, grigie e logore. Immobili, privi di ogni movimento e gestualità, di ogni calore.

Inevitabilmente, il nostro essere esseri umani ci rende comunicanti anche quando tentiamo disperatamente di imitare quella statua fredda. Diciamo un infinità di cose in quell’attimo, alla ricerca di qualcosa di inafferrabile.

Quando lo sguardo di un altro individuo si poggia su di noi, sui nostri vestiti, sui nostri oggetti, sulla nostra pelle, in quell’esatto momento, si è generata una comunicazione e non possiamo più sfuggirvici.

Portiamo la fede al dito, per dire che siamo sposati; stiamo dicendo che da qualche parte nel mondo, probabilmente, esiste una persona con cui abbiamo condiviso cose intime e profonde.

O magari quell’anello era della nostra cara zia defunta, e per tenercela sempre con noi, ci siamo infilati quel cerchio luccicante per non togliercelo più.

O magari, semplicemente, mentre stavamo camminando al mercato per fare compere, abbiamo trovato quel pezzettino di metallo in terra e, prendendolo come un segno, lo abbiamo indossato. Ogni mattina lo indossiamo e usciamo di casa.

O magari, ci piacciono gli anelli e ci sentiamo splendenti quando li indossiamo. Decoriamo le nostre dita, la nostra identità.

Quel pezzo d’oro, attorno al nostro dito, dice una marea di cose di noi.

Dice di noi, e a noi, che c’è qualcosa di speciale che vogliamo tenere stretto e di cui ci vogliamo agghindare.

Una persona, un luogo, un ricordo, una visione di noi differente, una sensazione, una luce, un’identità

Quando diventiamo qualcosa nello sguardo dell’altro, esistiamo. Nei pertugi stretti delle relazioni tra individui ci costruiamo. Ci facciamo spazio e ci coloriamo.

La comunicazione è riconoscimento reciproco e identità. Siamo continuamente impegnati a generare queste due dimensioni.

Comprenderlo, prenderne consapevolezza, ci conduce sulla strada del rispetto di noi e dell’altro, sulla strada dell’accoglienza e dell’apertura verso le mille sfumature di ogni persona.

Quando mettiamo quell’anello al dito, accadono un sacco di cose. Guardiamo tutte quelle dita agghindate e comunichiamo. Tu a me, io a te. Tu con me, io con te. Mi meraviglio.

Concediti di conoscerti, e di conoscere, nella comunicazione.

Conosci i tuoi pertugi, attraverso i quali tu guardi il mondo e ti fai guardare.

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Alice Bracci